La torre campanaria e l’abside rivolta ad est costituiscono i resti dell’antica chiesa di Pirago distrutta nel disastro del Vajont, un sito poco considerato che vanta in realtà grandi spunti di riflessione.
Dedicata a San Tomaso apostolo, la chiesa viene eretta verso la fine del 1400 dai Regolieri di Longarone, Igne e Pirago, che ne curano la manutenzione e seppelliscono i defunti nell’adiacente cimitero.
Pirago, frazione di Longarone sviluppatasi in continuità con il capoluogo verso l’imbocco della val di Zoldo, viene quasi completamente distrutta nella notte del Vajont: all’alba del 10 ottobre 1963 del vivace paesino rimangono alcune case e, miracolosamente intatto, svetta il campanile della Chiesa di San Tomaso tra le macerie dell’edificio sacro.
Agli occhi dei superstiti e dei soccorritori questa immagine non può che destare incredulità e stupore, ma anche un fermo segnale di ammonimento all’uomo per quanto è irrimediabilmente accaduto. Questa solitaria ma possente presenza nella landa fangosa risuona anche come forte istinto di sopravvivenza e voglia di vivere.
Nel 2000 tutto il sito è stato oggetto di un intervento di recupero che ha comportato, oltre alla sistemazione del camposanto, il restauro della torre campanaria e dell’abside della chiesa di San Tomaso per salvaguardare e valorizzare un patrimonio storico di ineffabile valore. Sull’area antistante l’abside è stata riproposta la piastra pavimentale originaria, delimitata da murature in sassi che ricalcano il perimetro dell’antica navata, utilizzando i lastroni esistenti ed integrando le parti mancanti con simili piastre in pietra di Castellavazzo.
Le uniche testimonianze storiche del patrimonio di arredi sacri contenuti nella chiesa sono la pala e l’altare ligneo ubicati originariamente nell’abside, oggi restaurati ed in attesa di essere ricollocati nella propria sede.
Il campanile di Pirago è ubicato ad 1 km dal centro di Longarone ed è raggiungibile percorrendo inizialmente la S.P. 251 della Val di Zoldo e seguendo poi le indicazioni per “Campanile di Pirago”.